“Ma tu hai voglia di tornare a casa?”. Me lo chiese la mia amica Sofia durante l’ultima giornata di un meraviglioso campo estivo con gli Scout, vissuto sulle splendide montagne dell’Aspromonte. Avevo 15 anni.
E già, perché ho frequentato gli Scout. Non so bene perché. So solo che mia sorella, più grande di me, dichiarò a sorpresa di essere follemente innamorata di quegli omini in uniforme che camminavano in fila indiana. E così, in un battito di ciglia, io settenne inconsapevole, mi ritrovai infilata dentro un paio di pantaloncini di velluto blu e dentro quegli stessi pantaloncini finii per trascorrere praticamente mezza vita. Quindici anni per l’esattezza.
Avventure, amicizie, scoperte, umiltà, natura e tante lezioni di vita. Ma c’era una parte della vita scout intorno alla quale ruotava tutto, o quasi: il campo estivo. L’intero anno era programmato per arrivare preparati a quel momento in cui ci si metteva davvero alla prova. Lontano dalla famiglia, senza contatti con il mondo, portati a vivere momenti in cui si familiarizzava molto con la polvere e poco con l’acqua, durante i quali si conoscevano l’emozione delle avventure notturne nei boschi e la sofferenza delle piaghe per i tanti chilometri percorsi.
Era un’altalena di emozioni. Nei giorni che precedevano la partenza, la voglia scarseggiava. La scuola era finita, i compiti erano un antico ricordo ed i pomeriggi in spiaggia con gli amici la normalità. L’idea di mettere lo zaino in spalla, puntualmente mi provocava un vago senso di noia. Qualche telefonata, rigorosamente dal telefono fisso, con i “colleghi” per appurare che anche gli altri si trovassero nello stesso brodo emotivo, quei “Quasi, quasi non parto” lanciati dentro una cornetta e poi si andava. Come da copione, bastavano un paio di ore per far cambiare idea a quell’ammasso di adolescenti indolenti che eravamo. Nel momento in cui l’ingranaggio partiva, era quasi fisiologico adattarsi al nuovo contesto, alle nuove abitudini, alla nuova vita senza tante comodità. Dei dubbi ci si dimenticava molto velocemente. Semplicemente si cominciava a vivere un nuovo pezzo di vita.
Fino all’ultimo giorno, quando le cucine da campo venivano smontate, le tende rase al suolo, gli zaini maleodoranti chiusi a forza e un ultimo malinconico saluto chiudeva il sipario sul campo impolverato, prima di tornare alla vita vera.
“Ma tu hai voglia di tornare a casa?”. Tornare alle comodità, alla routine, alle famiglie, ai compiti estivi, agli amici e lasciare altri amici, la convivenza a volte scomoda, ma alla fine gradevole, le avventure da raccontare, la calma di un tempo parallelo, pochi doveri, ma molti pensieri? Non ricordo cosa risposi allora alla cara Sofia, ma adesso so che una risposta certa forse non esiste.
Lo so perché è la stessa domanda che mi faccio e che sento fare a molti, in questi giorni che precedono la fine della quarantena. “Ma tu hai voglia di tornare alla normalità?”. Il 4 maggio rappresenta un traguardo o forse una partenza. Di certo un confine fra un’epoca, quella del tempo sospeso dentro le mura domestiche, del rallentamento del lavoro, della sospensione delle attività scolastiche e di quelle che ci rendevano le giornate sorprendentemente piene, e un nuovo periodo caratterizzato dal dubbio, dal timore dell’ignoto, ma anche dalla tanto sospirata libertà, dalla necessità e dalla voglia di tornare al lavoro, dagli affetti ritrovati e dalla possibilità di rientrare piano, piano, nelle nostre vite.
Abbiamo fatto tante piccole scoperte in questi due mesi di lock down. Niente è andato perduto, anche ciò che ci sembra di aver realmente smarrito. Abbiamo scoperto che la noia è terribilmente frustrante, ma poi ti obbliga a riempire uno spazio vuoto con la creatività; ci siamo resi conto che passare del tempo con i nostri familiari ci ha permesso di conoscerli meglio e di scoprire quel pregio lì o quel difetto là; abbiamo goduto del faticoso tempo trascorso con i nostri pargoli, rivalutando il lavoro di maestri, professori, animatori, mister e ci siamo ritrovati a chiederci “Ma come fanno???”; ci siamo infuriati per quel viaggio perso con relativa caparra, ma ci siamo ritrovati a fantasticare e finalmente desiderare un’avventura che davamo per scontata; abbiamo provato la rarissima sensazione di dover centellinare le scorte, perché se il lievito finisce sono guai!; abbiamo avuto paura per il nostro lavoro e per il nostro futuro e questo ci ha fatto scoprire nuove competenze e potenzialità; ci siamo finalmente dati il permesso di essere imperfetti e di ammettere di non avere voglia di fare la torta di mele cotogne o il lavoretto di Art Attack con i nostri figli; abbiamo familiarizzato con la tanto temuta morte che è stata compagna scomoda, ma utile per farci comprendere il valore della vita.
Con questo nuovo zaino sulle spalle oggi alla mia amica Sofia risponderei che NO, forse non voglio tornare alla normalità, ma soprattutto non posso, perché quel tempo “normale” non esiste più. Da oggi vivremo un tempo nuovo, forse più difficile, ma colorato dall’entusiasmo della ricostruzione. Sarà un tempo più profondo, più lento, in cui, la vita, il tempo, le relazioni, avranno nuovi significati e nuove consistenze; in cui la fatica si farà sentire, ma sapremo che attraversandola otterremo grandi risultati. Esattamente come abbiamo sperimentato negli ultimi due mesi.
Allora che ognuno risponda come può e come sente alla domanda della cara Sofia. Che ognuno si autorizzi a scegliere i propri valori, le decisioni, i sentimenti e le emozioni, da portare dentro lo zaino e quelli da abbandonare per strada come si fa con le pesanti e scomode zavorre.
Perché se c’è una cosa che ho imparato durante i miei anni di scautismo, è che quando inizia la salita, è sempre utile alleggerire lo zaino.
Buona strada a tutti!
Dal blog #lapsicocosa
Ma tu, hai voglia di tornare a casa?
Aggiornamento: 30 nov 2020
ciao, sono qui oggi per condividere la testimonianza di come la soluzione del tempio dell'amore mi ha aiutato a riportare indietro mio marito e fermare il divorzio con il sacerdote jaja in 48 ore di contatto. Non posso ringraziarlo abbastanza per aver ripristinato il mio matrimonio e riunito di nuovo la nostra famiglia. Ecco il contatto per contattarlo .lovetemple0001 {@} {gmail. { com} { whatsapp}
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